Prima e unica edizione de “L’ARETIN D’AUGUSTIN CARRACHE”: il mistero sulle origini per un lotto unico

Nell’ambito della valorizzazione dei beni culturali, le Officine Teatrali inaugurano la propria attività proponendo a quanti interessati una interessante pubblicazione degli anni ’20: si tratta di una prima e unica edizione de “L’ARETIN D’AUGUSTIN CARRACHE ou Recueil de postures érotiques, d’apres les Gravures à l’eau-forte par cet Artiste célèbre, Avec le Texte explicatif des Sujets”. A seguire le note e le informazioni sul lotto e le curiosità che lo rendono un unicum nel panorama del mercato librario.

Il libro “L’ARETIN D’AUGUSTIN CARRACHE ou Recueil de postures érotiques, d’apres les Gravures à l’eau-forte par cet Artiste célèbre, Avec le Texte explicatif des Sujets” è presente da tempo sul mercato internazionale in diversi esemplari e differenti edizioni tutte con una storia che rimanda a uno o più ipotetici originali.

L’esemplare in nostro possesso proviene dalla Libreria Antiquaria Romeo Prampolini di Catania, libreria storica e, nei primi decenni del 1900, anche casa editrice e tipografia dedicata alla pubblicazione di testi erotici; naturalmente, data la temperie culturale del tempo, sia gli autori che i luoghi di pubblicazione venivano mantenuti segreti sotto pseudonimi di luoghi e di persone; e questa è la storia della pubblicazione oggetto della nostra analisi. La particolarità che rende questo esemplare, completo, un unicum nel panorama librario e che porterebbe allo sconvolgimento di alcune delle teorie e delle datazioni sul libro e sui suoi esemplari in vendita fino a oggi proposte, è la conservazione dell’intero corpus tipografico originale utilizzato intorno alla metà degli anni ’20 del secolo scorso per stampare il volume. Lo studio delle lastre, abbinato a un attento lavoro di pulizia, ha consentito di giungere alla seguente ricostruzione. Sul finire del XVI secolo Agostino Carracci realizza una serie di incisioni a corredo dei versi di Pietro Aretino; un testo così composito verrebbe pubblicato alla fine del XVIII secolo con il titolo che conosciamo. I sonetti in esso stampati potrebbero essere invece apocrifi e le immagini tratte da originali di Giulio Romano (pittore) e Marcantonio Raimondi (incisore) della prima metà del XVI secolo. Queste immagini sono riprodotte su lastre fotoincise retinate, di dimensioni medie di 18,5 X 15 X 2 cm e che derivano da lastre di vetro su cui le opere originali furono immortalate in tempi di avvento della tecnica fotografica. Questa ipotesi è supportata dalla qualità elevata delle lastre che non presentano le imperfezioni proprie di una stampa anastatica. Per quanto riguarda la loro manifattura, le caratteristiche tecniche di grande raffinatezza fanno pensare a una provenienza lombarda o toscana. Il mistero sulle origini del libro e delle incisioni rimane impenetrabile; l’unica certezza è data dalle lastre tipografiche che sono state scoperte e dall’epoca della loro realizzazione.

Per maggiori informazioni officine.teatrali@gmail.com

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